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Un'esperienza drammatica

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16 Marzo 2024

Un'esperienza drammatica

Autore: Andrea Bordin

Ho sentito tutto bagnato e poi è successo..

Mi ero fatto la pipì addosso.

Quando chiudo gli occhi e ci ripenso, ho una vivida immagine di me, fermo, immobile, davanti a tutti.

Avevo solo 8 anni.

Ero nella chiesa di Cristo Divin Lavoratore ad Adria e avrei dovuto leggere un passo del Vangelo. Il giorno dopo avrei fatto la Prima Comunione.

Una suora mi prende per mano, mi guarda, io la guardo, lei sorride.

Tenendomi per mano mi accompagna al pulpito e aiutandomi a salire su uno sgabello, aggiusta il microfono.

Mentre tutto ciò avviene il cuore mi scoppia e le mani mi tremano.

Comunque salgo e osservo la pagina che mi accingo a leggere.

La fisso perchè non ho il coraggio di guardare le persone che riempiono tutti i banchi.

Pronuncio le prime due parole della lettura e mi blocco.

Abbasso lo sguardo verso il pavimento, cercando di fissare un punto invisibile tra le mie scarpe.

Cerco lì un rifugio segreto che non c’è.

Mi manca il respiro come se il mio cuore avesse detto basta.

Alzo lo sguardo sulla pagina della lettura che mi attende ma è come se fosse bianca, priva di parole come la mia voce.

Quel silenzio assordante mi fa scendere dei brividi lungo la schiena.

Vorrei sparire immediatamente senza lasciare traccia..

Ma rimango lì.

Lo sguardo del pubblico si trasforma in una lama di ghiaccio, affilata e fredda.

La sento, violenta, anche se non ho il coraggio di guardarla.

Tutti quegli occhi mi stanno trafiggendo con una precisione glaciale.

L’imbarazzo.
La paura di sbagliare.

Il desiderio di fuggire.

Al tempo, ero troppo piccolo per avere un’idea di quale fosse il motivo per cui provassi quelle emozioni di terrore.

Sentivo che non potevo farci nulla.

Impotentemente incatenato a quel pulpito trasformatosi in un patibolo, avevo contemporaneamente la stessa paura di leggere e di scappare.  

Prima di salire su quel pulpito, immaginando la scena avevo paura.

Ora che su quel pulpito c’ero davvero, quella paura era reale e spaventosamente più forte.

Mentre questo cocktail di emozioni per me allora indescrivibile si mischiavano tra di loro…

è successo!

All’improvviso ho sentito tutto bagnato, mi sono toccato lì sotto e..

mi ero fatto la pipì addosso.

Avrei voluto sparire come spariscono le bolle di sapone che mi avevano appena regalato.

Non riuscivo a muovermi mentre tutti in silenzio aspettavano me.

Anch’io aspettavo. Aspettavo che qualcuno venisse in mio aiuto. Almeno il sacerdote.
Ma non venne. Anche lui aspettava me.

Non potevo contare nemmeno sull’aiuto di mamma e papà, quel giorno erano in viaggio di ritorno da Roma. Mia mamma era andata lì per discutere la sua tesi di laurea.

Non potevo contare nemmeno su Giorgio, il mio fedele amico d’infanzia. Anche lui silenziosamente aspettava me.  

Quando quel silenzio glaciale fu interrotto dallo sghignazzare di alcuni ragazzini più grandi di me, chiusi gli occhi e mi arresi.

Furono Istanti infiniti che cessarono al tatto di una mano che arrivava finalmente in mio soccorso.

Era suor Maria Rosa, la stessa che prima mi aveva accompagnato a quel pulpito.

Lei era stata ignara che per me quel pulpito sarebbe diventato un patibolo.

E così, mentre suor Maria Rosa tenendomi per mano mi accompagnava fuori passando tra i banchi della chiesa gremita, io ripetevo nella mia mente che quella cosa mi avrebbe segnato per sempre…

In effetti fu così!

Ora però devo andare, devo salire sull’ennesimo palco.

Uno dei tanti che mi hanno visto protagonista come speaker e formatore negli ultimi 25 anni.

Ci sono 500 persone che aspettano me.

Mentre oggi raggiungo questo pulpito, io questa volta ripeto nella mia mente che, qualsiasi cosa accada, anche la peggiore, pensa sempre qual è la parte più utile per te.

Andrea  
PS: Come ho fatto a trasformare un'esperienza drammatica in una carriera di successo come oratore, lo potrai scoprire in un evento itinerante di quattro ore dal nome  Voice RevolutionScoprilo qui.
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