La Violenza non inizia con un pugno, inizia con una parola
25 Novembre 2024
La Violenza non inizia con un pugno, inizia con una parola
Autore. ANDREA BORDIN
Ogni giorno ci indigniamo davanti ai numeri: donne picchiate, minacciate, uccise.
Anche quest’anno è arrivato il 25 novembre e siamo pronti ai proclami e alle denunce contro la violenza alle donne, oggi che è la “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
Celebriamo giornate mondiali, condividiamo hashtag e accendiamo candele, ma qualcosa non cambia. È sempre la solita antica storia del “cosa” e del “come”. Il problema non cambia perché come sempre ci fermiamo al “cosa”: “la violenza contro le donne. Sia ben inteso: non sto sostenendo che le denunce, i proclami e le manifestazioni non siano utili e importanti. È attraverso di queste iniziative che sappiamo che la violenza verso le donne è un problema immenso. Il punto è che a mio parere tutto questo non basta. Se vogliamo che qualcosa cambi, serve dire il “come” fermarla. Non solo il “cosa”! La violenza contro le donne non inizia con uno pugno o uno schiaffo, comincia molto prima: in una parola che ferisce, in uno sguardo che giudica, in una battuta che svaluta. È in questi momenti che si costruiscono le fondamenta dell'abuso. E allora, se vogliamo veramente eliminare la violenza, dobbiamo andare oltre le denunce, i proclami e i buoni propositi. Dobbiamo imparare come agire. Alcune importanti iniziative negli anni sono sorte, come i centri di ascolto e sostegno alle vittime di violenza fisica, prevalentemente rivolto alle donne. Bene ma non basta ad eliminare il male alla radice! Come possiamo agire ancora? 1) La violenza non è solo ciò che vediamo al telegiornale. È il collega che umilia una donna in riunione. È il genitore che insegna al figlio che "un uomo non piange". È il commento online che insulta una ragazza per come si veste. Cambiare le cose significa partire da qui. Come fare:
Imparare che la violenza fisica inizia con la violenza verbale.
imparare a riconoscere queste micro-aggressioni e non restare in silenzio. Ogni parola conta.
Riconoscere che gli autori della Violenza Verbale non sono solo di genere maschile ma anche femminile. Non hanno una sola età ma ne anno diverse. Non sono di una sola religione ma di tante. Non sono di un solo luogo ma del mondo.
Se te ne rendi conto, puoi intervenire in modo rispettoso, ma deciso per esempio dicendo: “sento violenza o aggressività in questo commento e provo disagio”, oppure “sento ingiustizia e mancanza di rispetto in queste parole”.
2) Indossare scarpe rosse va bene ma non basta per dire "rispetta le donne". Dobbiamo insegnare a chiunque come rispettare chiunque, per poter rispettare le donne. Come fare:
L'empatia non è un talento innato per tutti: si può coltivare. Possiamo educare le nuove generazioni a mettersi nei panni degli altri e a capire il peso di certe parole o azioni.
creare programmi educativi prima per gli insegnanti e il personale che lavora nelle scuole e poi per gli alunni.
Servono programmi che insegnino non solo il rispetto, ma anche come comunicare senza ferire; come dire cose spiacevoli in modo che possano essere accettate; come affrontare conflitti senza aggressività; come costruire relazioni sane.
La violenza fisica è spesso il culmine di un ciclo che inizia con la violenza verbale o psicologica. Insegnare a riconoscerla fin dalle prime fasi può impedire che l’aggressività degeneri.
3) Spesso chi assiste a situazioni di violenza non sa cosa fare. Non per mancanza di volontà, ma per mancanza di strumenti. Sapere come intervenire senza peggiorare le cose può fare la differenza. Come fare:
organizzare workshop aperti al pubblico su come intervenire in situazioni di violenza; riconoscere i segnali d'allarme e come supportare una vittima.
4) Le campagne contro la violenza spesso si concentrano sul “non fare”. Non picchiare. Non insultare. Ma cosa succederebbe se iniziassimo a parlare di come costruire relazioni sane, rispettose e paritarie? Cambiare la narrativa può cambiare il comportamento. Come fare:
promuovere campagne che mostrino modelli positivi di interazione e che insegnino gesti concreti di rispetto e comprensione.
Tornare ad una censura più stretta nei media per evitare la “cultura della violenza e dell’orrido” per lasciare più spazio alla “cultura del bello”
La strada del cambiamento verso l'evoluzione può essere tracciata. Parlare di violenza contro le donne non significa solo denunciare il problema: significa offrire soluzioni pratiche. Possiamo fare di più che indignarci.
Possiamo agire. Ma per farlo dobbiamo imparare come. Pur cosciente che non può esserci luce senza buio, immagino un mondo in cui ogni parola non sia una lama, ma un ponte. Dove al posto di giudizi ci sono ascolto e dialogo. Dove la violenza non abbia spazio per nascere, perché sappiamo come disinnescarla prima ancora che inizi. Oggi, nella Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne, scegliamo di andare oltre il "cosa". Iniziamo a parlare di "come". Il mio "come" inizia da un regalo. Ti regalo un piccolo libro zeppo di contenuti. Un concentrato di riflessioni sulla Violenza Verbale. "il riflesso delle emozioni" è un e-book di circa 40 pagine che ho scritto a quattro mani assieme a Elisabetta Maso, imprenditrice, counselor professionista ma soprattutto mia moglie. In un sol fiato questo libro ti accompagna in un viaggio emozionante che svela il potere nascosto della voce. È una storia ispiratrice che racconta come una giovane donna riesca attraverso la PsicoBiologia della Voce, a trasformare conflitti e relazioni con consapevolezza e autenticità. Un racconto illuminante che ispira e che per questo, ti consiglio di leggere. Dovrai solo lasciare la tua mail ed entro il 30 novembre, ti recapiteremo l'e-book in regalo. Clicca qui per prenotare il tuo libro ==>> "IL RIFLESSO DELLE EMOZIONI"
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